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martedì 7 marzo 2017

Il mistero della longitudine

Potrebbe capitarvi a bordo del Grande Zot in rada, di notte in pozzetto, sotto un cielo stellato, di osservare le stelle e trovarsi a raccontare di storie antiche. Nell'antichità gli uomini navigavano a vista, non avevano ne carte ne strumenti per stabilire la rotta e la loro posizione. Navigavano affidandosi al vento al cielo stellato e alla clemenza di Nettuno. In seguito abili marinai iniziarono a misurare la latitudine, basandosi sulla lunghezza della giornate, dall'altezza del sole e della Stella Polare. Restava invece il mistero del calcolo della longitudine. Molti uomini di scienza e astronomi fin dal cinquecento, si impegnarono nel cercare di capire come risolvere questo problema, senza riuscirvi, tante che nel 1714 il Parlamento Britannico promulgò il Longitude Act: una legge con la quale stanziava un premio di parecchie migliaia di sterline per chi avesse risolto il problema. La soluzione nacque nella mente di un orologiaio autodidatta: John Harrison, che mise a punto il primo cronometro. Harrison non intascò mai il premio, ma costruì uno strumento talmente preciso da consentire il calcolo della longitudine in base a una semplice operazione: la differenza tra l'ora esatta di Londra (precisamente l'ora del meridiano di Greenwich) e quella dell'ora locale della nave, facilmente deducibile dalla lettura di una meridiana. Calcolando questa differenza ( 15 gradi per ogni ora) si calcola la longitudine, ossia la differenza del meridiano locale con quello di riferimento. In ogni caso, anche il problema della longitudine fu risolto e il Capitano Cook partì per l'esplorazione dell' Antartide con sei cronometri a bordo. L'invenzione della bussola risale al XIII secolo, come la prima carta nautica Pisana, anonima e non datata attribuita a Raimondo Bacchisio Motzo. Ma questa è un'altra storia. A bordo del S/Y Grande Zot corsi di vela 
(tratto da Piccola guida alla vita di bordo di Maria Cristina Giordano)
Il sestante 
   

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